MONTEFANO
San Filippo Benizi Fr. Ubaldo Forconi |
Non
molto lontano da Montefano si trova il sopradetto luogo di Ginestreto, ed ivi, in località fuori porta detta « la Porticella »
esisteva un'antica Chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria nella quale
fungeva da Cappellano un Sacerdote dei Servi di Maria, certo Fra Giulio Guardini da Mantova, appartenente alla Provincia Mantovana.
Nel 1558 il Frate venne richiamato nel suo Convento
nella detta Provincia e allora la comunità (il popolo) di Monte Fano decise
di concedere l'uso e l'assistenza della Chiesa
di Ginestreto ai Frati Servi di Maria a condizione che vi risiedessero in
permanenza almeno due Sacerdoti dell'Ordine ed un Fratello Converso e che,
ogni due anni, un Servita si prendesse l'impegno di predicare la Quaresima
ai fedeli montefanesi. I Frati, col consenso del Vescovo di Osimo Cardinale
Gallo, accettarono e vi coltivarono in modo encomiabile, oltre l'assistenza
religiosa in genere, anche le loro devozioni particolari e, in modo più
evidente, alla Vergine dei dolori, anzi vi eressero ben tre nuove
Confraternite e cioè: quella dell'abito dei sette dolori della
Madonna, quella della SS. Trinità e quella di San Rocco. Vi costruirono
anche, con l'aiuto dei paesani, il loro piccolo Convento sufficiente per la
dimora di diversi Frati. Ecco
quanto possiamo ricavare da una relazione del 1650 di questo Convento di
Ginestreto, da alcuni storici servitani
ignorato, perché, probabilmente, facente parte della vita del Convento
di Montefano al quale servì di fondamento e motivo d'essere: « Il Monasterio della Madonna di Ginestreto de' Servi situato
fuori della Terra di Montefano Diocese d'Osmo, in strada publica,
lontano un quarto di miglio; fu fondato et eretto l'anno 1558, col consenso
et autorità dell'illustre comunità, con gl'assegnamenti, obblighi e patti
che siegue; cioè fu prefisso il numero di due
frati Sacerdoti et un servente, e che ogni due anni la Religione dovesse
mandare un predicatore. Ha la Chiesa sotto il titolo
et invocatione della Madonna di Ginestreto, e di
struttura mediocre con un cortiletto, sagristia,
cantina, legnara et un'altra stanza a pian
terreno, di sopra 4 camere, et il granare. Di presente vi abbitano
di famiglia, cioè Sacerdote il P.re Fra Gio. Paolo Orlandi da Bologna Priore, Servente Fra
Vincenzo da Forlì de Mattei ». Dalla
stessa fonte sappiamo che possedeva qualche piccolo appezzamento di terra
coltivabile, vigne ed albereti e una casetta, mentre
era onerato da fitti e censi da pagare, Messe da celebrare, servizi da
prestare come ospitalità ecc. Ma
giunse anche per loro il 1652, quando, come effetto della Bolla Instaurandae d'Innocenzo X per la
soppressione dei piccoli Conventi, furono costretti ad abbandonare quel
Convento per quanto il Paese s'impegnasse a
mantenere quattro Sacerdoti e due
Fratelli, quanti se
ne richiedevano per la sussistenza del Monastero, ma invano. Con i
Servi di Maria dovettero andarsene da Ginestreto, per lo stesso motivo, i
Padri Terziari di San Francesco che ufficiavano la Chiesa di S. Maria del
Soccorso. Allora, con il reddito dei due Conventi, la Comunità paesana volle
costruire un nuovo unico Monastero e questa volta non per i Frati ma per le
Monache di San Bernardo, contribuendo anche con proprie spese. Queste Monache
però non vennero mai. Il nuovo Monastero sorgeva in Montefano e nel 1673
vennero i Servi di Maria. Per
avere una più chiara esposizione del come venne ai Servi di Maria il secondo
Convento di Montefano, riportiamo la supplica del p. Generale dell'Ordine al
Santo Padre: « Beatissimo Padre. Il Generale
dell'Ordine de' Servi di Maria V., devotissimo
oratore della S. Vostra, humilmente li espone come
dalla Sa. Me. di Paolo Quinto fu concesso alla
Comunità di Montefano Diocesi di Osimo poter applicare l'entrate
della medesima comunità nello spatio di 10 anni
avanzate et ascendenti a scudi 5000 in circa per la fabrica
d'un Monastero di Monache dell'Ordine di S. Bernardo da erigersi in detta
terra e di assegnare al medesimo Monastero una possessione spettante a detta
comunità di annua rendita di scudi 200, ordinando però che la dote di ciasched'una Monacha sino al n.
di 12 da introdursi in detto Monastero non fosse meno di scudi 250, e si
dovesse rinvestire in beni stabili, come più ampiamente si contiene nella
Bolla spedita nell'anno 1614 in esecuzione della quale si cominciò detta fabrica, fu assegnata la detta possessione e con
l'entrata di essa si è andata continuamente proseguendo. Dell'anno 1653
essendo stati soppressi in detta terra di Montefano, in vigore della Bolla Instaurandae dalla Sa.Me.
d'Innocenzo X, due Conventini, uno del 3° Ordine di
San Francesco, l'altro di detta Religione de' Servi, la S. Congregazione
sopra lodata de' Religiosi con ordine di Sua Santità applicò al detto
Monastero da erigersi
tutte l'entrate e beni de' medesimi Conventi soppressi,
con obligo però di sodisfare a tutti li spesi
conforme al Decreto sotto lì 27 Settembre 1653 in vigore del quale fu fatta
l'attuale assegnazione, come per instrumento rogato
lì 16 Novembre detto anno. Essendo la fabrica di
detto Monastero ridotta a qualche perfetione,
desiderando la comunità vederne effettuata la fondatione, ottenne sotto lì 24 Marzo dell'anno 1667
Decreto dalla S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, nel quale si dà facoltà al Signor Cardinale Bichi,
Vescovo di Osimo, di procedere all'attuai fondatione
di detto Monastero, con l'assicuramento delle rendite
assegnate, et il rinvestimento delle doti. Ma
essendosi fatte molte diligenze dal Sig. Card. Bichi
per introdurre dette Monache per lo spatio di molti
anni, e non essendosi mai potuto effettuare cosa
alcuna, anzi conoscendosi impossibile per molte circostanze note al medesimo
Signor Card. Vescovo, e specialmente perché non si trovano zitelle in tal
luogo, che sono habili o che vogliono sottoporsi
alla vita monastica, e che possino contribuire la
detta dote di scudi 250, et all'incontro ritrovandosi la detta comunità in
estrema necessità di havere maggior numero de'
Sacerdoti, e possibilmente Confessori per la grandissima penuria de' quali
sono astretti molte volte andare a confessarsi fuor della terra in altri
luoghi molto distanti con grandissimo loro incomodo
e danno dell'anime. Perciò considerando la predetta Comunità esser di molto
maggior utile del luogo, dove l'impossibilità suddetta in vece delle Monache
avere un Convento de' Religiosi che possino supplire alla celebratione delle
Messe, assistere alle
confessioni, esercitare il popolo nelle devotioni,
e con opere pie assisterlo e maggiormente confermarlo nella pietà cristiana,
ha risoluto premessi molti trattati in pubblico Consiglio di concedere per
quanto s'aspetta ad essa Comunità la suddetta Fabrica, possessione, beni e
qualsivoglia altre entrate in qualsivoglia modo spettante, et assegnate e
lasciate con qualsiasi conditione per l'erettione di detto Monastero di Monache, in beneficio di
detta Religione de' Servi di M.V. ad effetto di erigere in vece di detto
Monastero di Monache un Convento per 12 Religiosi con diverse proprie obligationi, e presi resultanti in evidente utilità di
detto popolo e specialmente: che detti Padri de-bano mantenere in perpetuo un
Maestro di Scuola, Predicatore per l'Avvento e Quaresima, et organista, che soddisfaccino a tutti l'obblighi di detti Conventi soppressi,
e con altre condizioni più diffusamente appare dal Decreto fatto lì 21 Marzo
prossimo passato et il medesimo Signor Cardin. Bichi Vescovo constandoli
l'impossibilità di redurre a perfetione
la fonda-tione di detto Monastero di Monache e
l'urgente bisogno di Sacerdoti e Religiosi, massime per le confessioni, doppo molte et esatte informationi,
e doppo una matura riflessione, ha confirmato il detto Decreto della Comunità con dar
l'assenso alla detta fondatione del Convento de'
Padri de' Servi in vece del Monastero con obligo
però di Mantenere perpetuamente in esso 12 Religiosi
e fra questi almeno 7 Sacerdoti, de' quali 4 siano Confessori come dal
Rescritto fatto lì 27 Marzo prossimo passato. Pertanto il detto P.re Generale devotissimamente conoscendo per la validità
di tutto quello si é fatto, esser necessaria l'approvatione
e confermatione della S. Sede Apostolica, supplica humilmente la S. Vostra, attese l'istanze
et il consenso espresso di detta Comunità, l'approvazione di detto Sig.
Card. Vescovo, l'impossibilità di fondare il Monastero di Monache, la
necessità che tiene quel luogo di Sacerdoti e Confessori e l'utile evidente
di detta Comunità, mentre obligandosi i Padri a li suddetti pesi convenuti si viene a sgravare di un'annua
spesa di 112 scudi in circa, degnarsi concedere alla sua Religione la fabrica, possessione, beni, et altre qualsivoglia entrate
in qualunque modo spettanti et assegnate e lasciate con qualsivoglia conditione al detto Monastero di Monache, tanto dalla
detta Comunità di Montefano, quanto da qualsivoglia altra persona, come anco
tutte e qualsivoglia beni et entrate spettanti a detti Conventi soppressi et
applicati dalla S.M. d'Innocenzo X alla fondatione
di detto Monastero di Monache per dote e sostentamento d'un Convento di
Frati del detto Ordine da fondarsi nella medesima terra e nel medesimo
Monastero già fabricato in luogo di dette Monache,
con tutti gl'obblighi, patti e conditioni espresse
in detto Decreto della Comunità et in detto Rescritto del Sig. Cardin. Vescovo. Che il tutto etc... ». Il
Vescovo di Osimo Mons. Fanesi era contrario alla
venuta dei Servi in Montefano nel nuovo Monastero già pronto; vi erano
alcune condizioni poste dagli offerenti che i Servi accettarono; a superare
le difficoltà create dal Vescovo, intervenne la
Congregazione ed un Decreto del Papa; così i nostri Religiosi poterono
prendere possesso dei locali nell'anno suddetto. Queste
furono le condizioni: i Servi di Maria avrebbero dovuto mantenere in perpetuo
il Maestro della Scuola, provvedere alla predicazione dell'Avvento e della
Quaresima, cerne pure all'Organista; la scuola doveva tenersi nella sala
grande della stessa Comunità — i Padri dovevano impegnarsi a soddisfare gli
obblighi annuali tanto nella Chiesa della Madonna di Ginestreto come in
quella del Soccorso e nelle feste principali assicurare un Confessore sia
nell'una che nell'altra — i Frati assumevano
l'onere di ottenere dalla Santa Sede l'autorizzazione ad entrare in possesso
di tutti gli averi, terreni con i loro redditi, oggetti e denari offerti per
la costruzione e il sostentamento del Monastero destinato alle Monache, già donato
dalla comunità o che in seguito avrebbe potuto offrirsi dalla stessa comunità
esonerandola, insieme ai singoli Consiglieri, da ogni possibile futura
contestazione — gli stessi Frati dovevano assumersi l'onere finanziario delle
Bolle e Decreti indispensabili per entrare in possesso del Monastero già
destinato alle Suore — obbligo per i Servi d'intervenire alle Processioni
pubbliche — nessuna richiesta o rivendicazione presso la comunità in
avvenire, salvo le comuni elemosine — obbligo per i Frati di celebrare « un offitio de' morti, gratis » nella loro Chiesa, per
l'anima di ogni cittadino-consigliere della comunità, alla sua morte — quando
qualche figlio, legittimo o naturale, di cittadini di questa comunità
desiderava essere ammesso a farsi Frate nei Servi di Maria, questi dovranno,
se esisteranno le debite condizioni e requisiti richiesti, accettarlo a loro
spese ed almeno tre o quattro affiliarli al Convento di Montefano — obbligo
per i Frati Servi di Maria, con ciò che possiede sul momento il Monastero e
le altre sue entrate, a costruire la Chiesa e, qualora dette entrate non
fossero sufficienti, dovrà provvedere l'Ordine religioso — per la
compilazione del contratto tra i Servi di Maria e la detta Compagnia di
Montefano per l'osservanza dei diversi articoli e concessioni del detto
Monastero, dovranno intervenire alla stipula di detto contratto, per la
Compagnia i Confratelli, i Priori e Sindico pro tempore con ampia facoltà, e
per l'Ordine i Delegati del Rev.mo P. Generale con il più ampio mandato di
procura. Il
Sommo Pontefice era Clemente X e la Bolla porta la data del 10 Gennaio 1673. L'anno seguente, il 29 Marzo
1674, fu posta la prima pietra della nuova Chiesa che fu terminata dopo 29
anni e benedetta il 7 Ottobre 1703; dedicata a San Filippo Benizi. Il Convento fu dovuto
abbandonare nel 1880 in seguito alle ultime leggi eversive del governo italiano,
ma fu ripreso nel 1897. I
Servi di Maria, secondo la bella tradizione ormai instaurata nell'Ordine
intero, coltivarono nella loro Chiesa di Montefano la devozione alla Madonna Addolorata ben corrisposti da quella
popolazione; in Suo
onore ogni cinque
anni si svolgevano in paese
solenni festeggiamenti straordinari, tra i quali rimase vivo ricordo di
quelli svoltisi nel Settembre 1929. |