MONTEFANO

San Filippo Benizi

Fr. Ubaldo Forconi

Piccolo centro in Provincia di Macerata e Diocesi di Osimo, ad economia di carattere agricolo, patria del Papa Marcello II (Cervini) che regnò pochi mesi. Il Convento dei Servi di Maria in questa cittadina deve la sua origine facendo riferi­mento ad un altro Convento della vicina località di Ginestreto. Al 1654 si fa cenno di un'altro Convento servita in Montefano ma che non sembra sia quello che è oggetto del nostro studio.

Non molto lontano da Montefano si trova il sopradetto luogo di Ginestreto, ed ivi, in località fuori porta detta  « la Porticella » esisteva un'antica Chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria nella quale fungeva da Cappellano un Sacerdote dei Servi di Maria, certo Fra Giulio Guardini da Mantova, appartenente alla Provincia Mantovana. Nel 1558 il Frate venne richiamato nel suo Convento nella detta Provincia e allora la comunità (il popolo) di Monte Fano decise di concedere l'uso

e l'assistenza della Chiesa di Ginestreto ai Frati Servi di Maria a condizione che vi risiedessero in permanenza almeno due Sacerdoti dell'Ordine ed un Fratello Converso e che, ogni due anni, un Servita si prendesse l'impegno di predicare la Qua­resima ai fedeli montefanesi. I Frati, col consenso del Vescovo di Osimo Cardinale Gallo, accettarono e vi coltivarono in modo encomiabile, oltre l'assistenza religiosa in genere, anche le loro devozioni parti­colari e, in modo più evidente, alla Vergine dei dolori, anzi vi eressero ben tre nuove Confraternite e cioè: quella dell'abito dei sette dolori della Madonna, quella della SS. Trinità e quella di San Rocco. Vi costruirono anche, con l'aiuto dei paesani, il loro piccolo Convento sufficiente per la dimora di diversi Frati.

Ecco quanto possiamo ricavare da una relazione del 1650 di questo Convento di Ginestreto, da alcuni storici servitani ignorato, perché, probabilmente, facente parte della vita del Convento di Montefano al quale servì di fondamento e mo­tivo d'essere: « Il Monasterio della Ma­donna di Ginestreto de' Servi situato fuori della Terra di Montefano Diocese d'Osmo, in strada publica, lontano un quarto di miglio; fu fondato et eretto l'anno 1558, col consenso et autorità del­l'illustre comunità, con gl'assegnamenti, obblighi e patti che siegue; cioè fu pre­fisso il numero di due frati Sacerdoti et un servente, e che ogni due anni la Reli­gione dovesse mandare un predicatore. Ha la Chiesa sotto il titolo et invocatione della Madonna di Ginestreto, e di struttura mediocre con un cortiletto, sagristia, can­tina, legnara et un'altra stanza a pian terreno, di sopra 4 camere, et il granare. Di presente vi abbitano di famiglia, cioè Sacerdote il P.re Fra Gio. Paolo Orlandi da Bologna Priore, Servente Fra Vincenzo da Forlì de Mattei ».

Dalla stessa fonte sappiamo che posse­deva qualche piccolo appezzamento di ter­ra coltivabile, vigne ed albereti e una casetta, mentre era onerato da fitti e censi da pagare, Messe da celebrare, servizi da prestare come ospitalità ecc.

Ma giunse anche per loro il 1652, quando, come effetto della Bolla Instaurandae d'Innocenzo X per la soppressione dei piccoli Conventi, furono costretti ad abbandonare quel Convento per quanto il Paese s'impegnasse a mantenere quattro Sacerdoti   e   due   Fratelli,   quanti   se   ne richiedevano per la sussistenza del Mona­stero, ma invano. Con i Servi di Maria dovettero andarsene da Ginestreto, per lo stesso motivo, i Padri Terziari di San Francesco che ufficiavano la Chiesa di S. Maria del Soccorso. Allora, con il reddito dei due Conventi, la Comunità pae­sana volle costruire un nuovo unico Mo­nastero e questa volta non per i Frati ma per le Monache di San Bernardo, contribuendo anche con proprie spese. Queste Monache però non vennero mai. Il nuovo Monastero sorgeva in Montefano e nel 1673 vennero i Servi di Maria.

Per avere una più chiara esposizione del come venne ai Servi di Maria il se­condo Convento di Montefano, riportiamo la supplica del p. Generale dell'Ordine al Santo Padre: « Beatissimo Padre. Il Generale dell'Ordine de' Servi di Maria V., devotissimo oratore della S. Vostra, humilmente li espone come dalla Sa. Me. di Paolo Quinto fu concesso alla Comunità di Montefano Diocesi di Osimo poter applicare l'entrate della medesima comunità nello spatio di 10 anni avanzate et ascen­denti a scudi 5000 in circa per la fabrica d'un Monastero di Monache dell'Ordine di S. Bernardo da erigersi in detta terra e di assegnare al medesimo Monastero una possessione spettante a detta comunità di annua rendita di scudi 200, ordinando però che la dote di ciasched'una Monacha sino al n. di 12 da introdursi in detto Monastero non fosse meno di scudi 250, e si dovesse rinvestire in beni stabili, come più ampiamente si contiene nella Bolla spedita nell'anno 1614 in esecuzione della quale si cominciò detta fabrica, fu asse­gnata la detta possessione e con l'entrata di essa si è andata continuamente prose­guendo. Dell'anno 1653 essendo stati sop­pressi in detta terra di Montefano, in vi­gore della Bolla Instaurandae dalla Sa.Me. d'Innocenzo X, due Conventini, uno del 3° Ordine di San Francesco, l'altro di detta Religione de' Servi, la S. Congre­gazione sopra lodata de' Religiosi con ordine di Sua Santità applicò al detto Monastero   da   erigersi   tutte   l'entrate   e beni de' medesimi Conventi soppressi, con obligo però di sodisfare a tutti li spesi conforme al Decreto sotto lì 27 Settembre 1653 in vigore del quale fu fatta l'attuale assegnazione, come per instrumento rogato lì 16 Novembre detto anno. Essendo la fabrica di detto Monastero ridotta a qual­che perfetione, desiderando la comunità vederne effettuata la fondatione, ottenne sotto lì 24 Marzo dell'anno 1667 Decreto dalla S. Congregazione de' Vescovi e Re­golari, nel quale  si dà facoltà al  Signor Cardinale Bichi, Vescovo di Osimo, di procedere all'attuai fondatione di detto Monastero, con l'assicuramento delle ren­dite assegnate, et il rinvestimento delle doti. Ma essendosi fatte molte diligenze dal Sig. Card. Bichi per introdurre dette Monache per lo spatio di molti anni, e non essendosi mai potuto effettuare cosa alcuna, anzi conoscendosi impossibile per molte circostanze note al medesimo Signor Card. Vescovo, e specialmente perché non si trovano zitelle in tal luogo, che sono habili o che vogliono sottoporsi alla vita monastica, e che possino contribuire la detta dote di scudi 250, et all'incontro ritrovandosi la detta comunità in estrema necessità di havere maggior numero de' Sacerdoti, e possibilmente Confessori per la grandissima penuria de' quali sono astretti molte volte andare a confessarsi fuor della terra in altri luoghi molto di­stanti con grandissimo loro incomodo e danno dell'anime. Perciò considerando la predetta Comunità esser di molto mag­gior utile del luogo, dove l'impossibilità suddetta in vece delle Monache avere un Convento de' Religiosi che possino sup­plire  alla  celebratione  delle  Messe,  assistere alle confessioni, esercitare il popolo nelle devotioni, e con opere pie assisterlo e maggiormente confermarlo nella pietà cristiana, ha risoluto premessi molti trat­tati in pubblico Consiglio di concedere per quanto s'aspetta ad essa Comunità la sud­detta Fabrica, possessione, beni e qualsi­voglia altre entrate in qualsivoglia modo spettante, et assegnate e lasciate con qual­siasi conditione per l'erettione di detto Monastero di Monache, in beneficio di detta Religione de' Servi di M.V. ad effet­to di erigere in vece di detto Monastero di Monache un Convento per 12 Religiosi con diverse proprie obligationi, e presi resultanti in evidente utilità di detto popolo e specialmente: che detti Padri de-bano mantenere in perpetuo un Maestro di Scuola, Predicatore per l'Avvento e Quaresima, et organista, che soddisfaccino a tutti l'obblighi di detti Conventi sop­pressi, e con altre condizioni più diffusa­mente appare dal Decreto fatto lì 21 Mar­zo prossimo passato et il medesimo Signor Cardin. Bichi Vescovo constandoli l'impos­sibilità di redurre a perfetione la fonda-tione di detto Monastero di Monache e l'urgente bisogno di Sacerdoti e Religiosi, massime per le confessioni, doppo molte et esatte informationi, e doppo una ma­tura riflessione, ha confirmato il detto Decreto della Comunità con dar l'assenso alla detta fondatione del Convento de' Padri de' Servi in vece del Monastero con obligo però di Mantenere perpetuamente in esso 12 Religiosi e fra questi almeno 7 Sacerdoti, de' quali 4 siano Confessori come dal Rescritto fatto lì 27 Marzo pros­simo passato. Pertanto il detto P.re Ge­nerale devotissimamente conoscendo per la validità di tutto quello si é fatto, esser necessaria l'approvatione e confermatione della S. Sede Apostolica, supplica humilmente la S. Vostra, attese l'istanze et il consenso espresso di detta Comunità, l'ap­provazione di detto Sig. Card. Vescovo, l'impossibilità di fondare il Monastero di Monache, la necessità che tiene quel luogo di Sacerdoti e Confessori e l'utile evidente di detta Comunità, mentre obligandosi i Padri a li suddetti pesi convenuti si viene a sgravare di un'annua spesa di 112 scudi in circa, degnarsi concedere alla sua Reli­gione la fabrica, possessione, beni, et altre qualsivoglia entrate in qualunque modo spettanti et assegnate e lasciate con qual­sivoglia conditione al detto Monastero di Monache, tanto dalla detta Comunità di Montefano, quanto da qualsivoglia altra persona, come anco tutte e qualsivoglia beni et entrate spettanti a detti Conventi soppressi et applicati dalla S.M. d'Inno­cenzo X alla fondatione di detto Mona­stero di Monache per dote e sostentamen­to d'un Convento di Frati del detto Or­dine da fondarsi nella medesima terra e nel medesimo Monastero già fabricato in luogo di dette Monache, con tutti gl'obblighi, patti e conditioni espresse in detto Decreto della Comunità et in detto Re­scritto del Sig. Cardin. Vescovo. Che il tutto etc... ».

Il Vescovo di Osimo Mons. Fanesi era contrario alla venuta dei Servi in Monte­fano nel nuovo Monastero già pronto; vi erano alcune condizioni poste dagli offe­renti che i Servi accettarono; a superare le difficoltà create dal Vescovo, intervenne la Congregazione ed un Decreto del Papa; così i nostri Religiosi poterono prendere possesso dei locali nell'anno suddetto.

Queste furono le condizioni: i Servi di Maria avrebbero dovuto mantenere in per­petuo il Maestro della Scuola, provvedere alla predicazione dell'Avvento e della Qua­resima, cerne pure all'Organista; la scuola doveva tenersi nella sala grande della stes­sa Comunità — i Padri dovevano impe­gnarsi a soddisfare gli obblighi annuali tanto nella Chiesa della Madonna di Gine­streto come in quella del Soccorso e nelle feste principali assicurare un Confessore sia nell'una che nell'altra — i Frati assu­mevano l'onere di ottenere dalla Santa Sede l'autorizzazione ad entrare in posses­so di tutti gli averi, terreni con i loro redditi, oggetti e denari offerti per la costruzione e il sostentamento del Mona­stero destinato alle Monache, già donato dalla comunità o che in seguito avrebbe potuto offrirsi dalla stessa comunità eso­nerandola, insieme ai singoli Consiglieri, da ogni possibile futura contestazione — gli stessi Frati dovevano assumersi l'onere finanziario delle Bolle e Decreti indispen­sabili per entrare in possesso del Mona­stero già destinato alle Suore — obbligo per i Servi d'intervenire alle Processioni pubbliche — nessuna richiesta o rivendi­cazione presso la comunità in avvenire, salvo le comuni elemosine — obbligo per i Frati di celebrare « un offitio de' morti, gratis » nella loro Chiesa, per l'anima di ogni cittadino-consigliere della comunità, alla sua morte — quando qualche figlio, legittimo o naturale, di cittadini di questa comunità desiderava essere ammesso a farsi Frate nei Servi di Maria, questi do­vranno, se esisteranno le debite condizioni e requisiti richiesti, accettarlo a loro spese ed almeno tre o quattro affiliarli al Con­vento di Montefano — obbligo per i Frati Servi di Maria, con ciò che possiede sul momento il Monastero e le altre sue entrate, a costruire la Chiesa e, qualora dette entrate non fossero sufficienti, dovrà provvedere l'Ordine religioso — per la compilazione del contratto tra i Servi di Maria e la detta Compagnia di Montefano per l'osservanza dei diversi articoli e con­cessioni del detto Monastero, dovranno intervenire alla stipula di detto contratto, per la Compagnia i Confratelli, i Priori e Sindico pro tempore con ampia facoltà, e per l'Ordine i Delegati del Rev.mo P. Generale con il più ampio mandato di procura.

Il Sommo Pontefice era Clemente X e la Bolla porta la data del 10 Gennaio 1673. L'anno seguente, il 29 Marzo 1674, fu posta la prima pietra della nuova Chiesa che fu terminata dopo 29 anni e bene­detta il 7 Ottobre 1703; dedicata a San Filippo Benizi. Il Convento fu dovuto abbandonare nel 1880 in seguito alle ul­time leggi eversive del governo italiano, ma fu ripreso nel 1897.

I Servi di Maria, secondo la bella tra­dizione ormai instaurata nell'Ordine inte­ro, coltivarono nella loro Chiesa di Mon­tefano la devozione alla Madonna Addo­lorata ben corrisposti da quella popolazio­ne;   in   Suo   onore  ogni  cinque   anni   si svolgevano in paese solenni festeggiamenti straordinari, tra i quali rimase vivo ricordo di quelli svoltisi nel Settembre 1929.